Seimila anni fa la Mesopotamia era dominata da una vera metropoli…
Ciò che differenzia una città antica da un semplice villaggio non è solo la presenza di un maggior numero di esseri umani in un’area circoscritta. La città è il luogo in cui si svolgono una quantità di funzioni specializzate, legate al suo ruolo di centro politico ed economico di un territorio più vasto. Coordinate dal potere centrale, masse di lavoratori sono sottratte permanentemente al lavoro nei campi e impiegate nella realizzazione di opere di interesse comune (canali di irrigazione, edifici pubblici, opere di difesa). Questo rende necessaria l’amministrazione centralizzata di almeno una parte dei beni prodotti dalla comunità e la loro redistribuzione a chi, svolgendo mansioni diverse, non può contribuire direttamente alla loro realizzazione. La città presuppone, insomma, una organizzazione sofisticata e ben strutturata, con gerarchie e ruoli definiti e accettati dalla comunità.
Sulla base di queste considerazioni Uruk, un insediamento sumero esistente fin dal V millennio a.C. ma sviluppatasi intorno al 3800 a.C., viene considerata la più antica città del mondo. Sarà un punto di riferimento per la civiltà non solo sumera, ma anche babilonese, assira e persiana e verrà definitivamente abbandonata solo nelVI secolo d.C., diventando quindi una delle città più longeve della storia.
Situata su uno dei rami con cui l’Eufrate all’epoca si gettava nel Golfo Persico, nel suo periodo di massima espansione (2900 a.C.) è circondata da imponenti mura lunghe 9,5 chilometri che racchiudono un’area abitata di 5,5 kmq.Come ben evidenziato dallo schizzo tratto da Protostoria del vicino Oriente antico di Nissen, Uruk raggiunge dimensioni più che doppie rispetto a quelle dell’Atene del 500 a.C. (dopo l’espansione di Temistocle) e pari alla metà di quelle che la stessa Roma imperiale raggiungerà ben 3.000 anni dopo.

Accoglie, oltre a edifici pubblici imponenti (alcuni più ampi del Partenone ateniese), diversi opifici, tra cui una fonderia che occupa un gran numero di lavoranti, segno di elevata specializzazione e organizzazione del lavoro. Sappiamo che i suoi abitanti svolgevano diversi mestieri: oltre al contadino, al pastore e al pescatore troviamo muratori, vasai, fabbri, birrai, tagliapietre, e anche barbieri, fabbricanti di feltro, argentieri, medici, aruspici e oracoli. L’amministrazione occupa funzionari e scribi con diversi gradi di responsabilità e le attività religiose sono gestite da sacerdoti di rango e con compiti ben differenziati. Alla loro testa c’erano i sanga – capi delle amministrazioni templari – gli shabra, cioè “prefetti” e a capo della città l’En, massima autorità religiosa.
I mercanti, anche loro funzionari al servizio della città, svolgono un ruolo fondamentale perché con loro viaggiano non solo i prodotti di Uruk ma anche le tecniche e le conoscenze sviluppate nella città e il suo stesso modello organizzativo. In questo modo, prima lungo il corso dell’Eufrate e poi in tutta la piana mesopotamica si creano, spesso all’interno di insediamenti semiti preesistenti, vere e proprie colonie urukite. È un fenomeno di enorme importanza per lo sviluppo della regione e il periodo in cui si verifica (dal 3800 al 3100 a.C.) viene giustamente definito periodo di Uruk.
Per chi volesse saperne di più
Giovanni Pettinato – i Sumeri – Bompiani 2007;
Mario Liverani – Uruk, la prima città – Laterza 2017