Enheduanna, sacerdotessa e poeta

Disco in alabastro raffigurante Enkheduana nell’atto della celebrazione di una cerimonia religiosa in onore della dea Inanna

Enkheduana  significa “La sacerdotessa che è l’ornamento del cielo”. Era figlia del grande Sargon, il fondatore della dinastia di Akkad e del più antico impero della storia, che inizia il suo lungo regno negli anni attorno al 2335 a. C. e che per le sue imprese straordinarie diventa nella tradizione della Mesopotamia una figura leggendaria di invincibile condottiero.

Nel tentativo (riuscito solo in parte) di legare tra di loro le cinquanta e più città fino ad allora indipendenti, Sargon fa nominare due sue figlie En, cioè “alta sacerdotessa” del dio Enlil a Nippur e del dio Nanna in Ur. Si tratta di un ruolo non solo religioso, perché Enlil e Nippur erano gli dèi poliadi delle due città e i loro sacerdoti amministravano per conto del dio la quasi totalità delle terre e la relativa produzione agricola e della pastorizia. Enkheduana  è la destinata a Ur, la seconda città per dimensioni di Sumer (dopo Uruk) e probabilmente di tutta la Mesopotamia.

Si rivela una scelta perfetta. Enkheduana è una figura eccezionale al pari del padre. Raffinata e colta, non solo riveste un ruolo di primo piano nella gestione di Ur ma diventa un punto di riferimento della vita religiosa e politica dell’intero regno. Compone numerosi inni religiosi, di cui una quarantina sono giunti fino a noi attraverso le copie trascritte dagli scribi dei secoli successivi, che fanno di lei il primo autore chiaramente identificabile della letteratura mondiale. Sono dedicati non solo al dio Nanna, ma anche alla dea sumera Inanna, che per la prima volta è formalmente identificata con la semita Ishtar, e agli altri dèi del pantheon sumero-accadico. L’intento è chiaro: rafforzare i legami tra gli dèi significa rafforzare i legami tra le città loro dedicate e di conseguenza aumentare la coesione del nuovo stato. Sicuramente inattesa è invece la sua riuscita come scrittrice capace di dare alla letteratura del tempo alcuni dei suoi più raffinati capolavori.

La sua composizione più nota è “L’esaltazione di Inanna” (più propriamente: Nin-me-shárra “Signora di tutti i Mé”, dall’incipit in sumero) dal forte contenuto autobiografico.  Narra, tra l’altro, della fuga di Enkheduana a seguito di una rivolta capeggiata da un certo Lugallanna contro il dominio dei sovrani di Akkad (probabilmente si tratta di un episodio della “grande rivolta” che mette a rischio il regno di Naram-sin, nipote di Sargon). Vi lascio con alcuni suoi versi, ancora capaci, a distanza di migliaia di anni, di farci rivivere tutta l’amarezza della donna per la sua triste situazione:

“Tu [il dio Nanna] mi hai chiesto di entrare nel santo chiostro, il giparu, 
e io vi sono entrata, io, l’alta sacerdotessa, Enkheduanna!
Ho recato con me la cesta rituale
e ho levato il mio canto di lode per te.
Ora, però, sono relegata in mezzo ai lebbrosi
e non posso più vivere con te.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno,
intorno a me si fa buio.
Le tenebre si approssimano alla luce del giorno
e la ricoprono con tempesta di sabbia.
La mia tenera bocca di miele d’improvviso si confonde.
Polvere è il mio bel volto.”

Bibliografia:

William J. Hamblin Warfare in the Ancient Near East to 1600 BC: Holy Warriors at the Dawn of History Ed. Warfare and History

Marc Van De Mieroop – A History of the Ancient Near East ca. 3000-323 b.C. – Wiley 2016

Lorenzo Verderame – Introduzione alle culture dell’antica Mesopotamia – Mondadori 2017

Davide Nadali e Andrea Polcaro – Archeologia della Mesopotamia antica –  Carrocci editore 2018

Lucio Milano (a cura di) – Il vicino oriente antico – EncycloMedia Publishers

Franco D’agostino – I Sumeri –  Hoepli 2020’Italia Roma, 10 giugno 2016

Paolo Gentili – Sargon, re senza rivali – SEU Servizio Editoriale Universitario di Pisa